Umiliazione Roma
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Tracollo Roma. Travolta dal Genoa a Marassi la squadra di Mourinho si ritrova con cinque punti in classifica dopo sei giornate. Una media che si può definire in un solo modo: da retrocessione. Con quella umiliante di ieri sera a Marassi sono tre le sconfitte, più due pareggi (con Salernitana e Torino) e una sola vittoria contro l'Empoli peggio del quale ha fatto solo il Cagliari di Ranieri. Totti in tribuna (il suo ingresso nello staff di Mourinho sembra imminente) assiste inerme al crollo. La crisi ormai è conclamata ed è difficile capire come uscire da questo tunnel buio all'interno del quale la squadra ha perso tutto: idee, gioco e anche l'identità che in passato aveva fatto, proprio con Mourinho, la differenza. Pronti via, quattro minuti e il Genoa passa. Al primo affondo la squadra di Gilardino apre la difesa giallorossa come burro, Llorente (che centrale non è) sta messo male e il movimento che prova a fare è anche peggio: Gudmundsson fa uno a zero. Cinque minuti e la Roma rischia di nuovo: stavolta è Strootman a spaventare Rui Patricio. A vedere la qualità e il gioco di questo Paredes, l'olandese è molto più di un rimpianto. Ma ci pensa ancora Cristante a togliere le castagne dal fuoco a Mourinho seppur momentaneamente: palla dentro di Spinazzola (prima e unica giocata dell'esterno) e l'azzurro piomba da dietro riportando di testa la partita sul pari. Il risultato però non cambia la dinamica della gara, la Roma continua con il suo «non» gioco, palla dietro, scambi solo in orizzontale, mai un uomo che prova fare una cosa. Vederla giocare in questa fase della partita spiega la classifica di una squadra chiaramente senza gioco ne idee. Male, molto male. Si rompe Llorente e Mourinho non può far altro che arretrare Cristante: ma il centrocampista non può nulla allo scadere della prima frazione di gioco, altra dormita collettiva e Retegui ringrazia: 2-1. Nella ripresa (dentro Belotti fuori Mancini ammonito) va un po' meglio: fare peggio era davvero impossibile. Sale il baricentro, ma non la qualità. Il fulcro del gioco si sposta davanti alla difesa di casa, però ai giallorossi manca sempre l'inerzia per sfondare. Ci riesce Lukaku ma il Var annulla per fuorigioco. La beffa arriva al 75': angolo genoano Rui Patricio fa la vittima con Thorsby che prima lo sfiora e poi lo infila per il 3-1. Risultato devastante, Mou cambia ma le gambe e la testa sono quelle: entrano ElSha, Aouar e Azmun per Spinazzola, Pellegrini e Paredes, i tre peggiori. Anche Dybala, dal quale ti aspetti sempre una cosa in più, è scomparso dal campo. Non un bel modo per festeggiare la trecentesima gara in serie A. Poi il 4-1 del Genoa (primo gol di Messias) a umiliare una Roma che non è più una squadra. Ora serve un intervento, duro, vero perché questa è una media da retrocessione. Totti lascia Marassi con dieci minuti di anticipo, quello che ha visto gli basta e pensare che possa essere lui la soluzione è quantomeno illusorio. La squadra a fine gara va sotto la curva e almeno ci mette la faccia: non è detto che basti. Grande bagno di umiltà e tutti al lavoro, da subito per cercare almeno di salvare qualcosa. Domenica all'Olimpico arriva il Frosinone dell'ex Di Francesco e sarà tutt'altro che una passeggiata.