La penna degli Altri 20/03/2023 - 08:43

La Nord cita Shakespeare, la Sud tifa fino all’ultimo

IL TEMPO (S. PIERETTI) - Il derby è sempre il der by. E’ un’emozione che dura un giorno intero e che contamina le settimane successive. E allora, ecco il racconto di un pomeriggio da batticuore che ha avvolto la Capitale fino a notte fonda. La Lazio entra in campo accolta da una tempesta di bandiere biancocelesti che sventolano al cielo, la Roma arriva due minuti dopo accompagnata dall’ovazione della occupata dal popolo giallorosso.

La sorpresa è dietro l’angolo e arriva quando lo speaker dell’Olimpico annuncia la presenza dell’ex tecnico Sven Goran Eriksson: uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea, due coppe Italia, due Supercoppe Italiane: c’è abbastanza per poter ricordare il momento d’oro della Lazio di Cragnotti, tra nostalgia, sorrisi e qualche lacrima. L’allenatore svedese va sotto la Curva Nord a ricevere gli onori di una carriera fantastica.

Le note di My Way si liberano nell’aria, lo stadio si colora di bandiere, le luci degli smartphone sono tante piccole stelle che appaiono al tramonto sulla Capitale. La Curva Nord si veste a festa, con una citazione dell’Enrico V di Shakespeare: «Eh no, mio caro cugino; se è destino che si muoia, siamo in numero sufficiente a costituire per la patria una grave perdita; e se siamo destinati a sopravvivere, meno siamo e tanto più grande sarà la nostra parte di gloria. In nome di Dio, ti prego, non desiderare un solo uomo in più di quelli che siamo». E poi l’enorme striscione piazzato a ridosso della vetrata, sotto la grande scenografia: «Noi pochi, noi felici pochi, noi manipolo di fratelli».

La partita ha inizio, e poco dopo in compare lo striscione che cele- bra il compleanno di Carlo Mazzone. «Non bisogna solo vincere per essere ricordato dal tuo popolo sarai sempre omaggiato, Auguri Sor Carletto, simbolo di tutti i papà romanisti».

Dal campo arrivano poche emozioni, ma l’espulsione di Ibanez scuote il popolo laziale e condanna all’apprensione quello giallorosso. La ripresa accende l’Olimpico con la rete laziale e il gol annullato alla Roma; i minuti passano, la squadra di Sarri resiste e alla fine festeggia. All’uscita il più celebrato è ancora Eriksson, tra cento selfie e mille ringraziamenti. «Tutto troppo bello, è fantastico essere qui - afferma con commozione il tecnico svedese - la Lazio è la squadra più forte che abbia allenato nella mia carriera: abbiamo vinto tanto, e perso qualche volta, porto dentro di me tanti ricordi meravigliosi. Quando sono andato sotto la curva, non vi nascondo che mi sono commosso, mi scendevano le lacrime. Poi ho avuto modo di sorridere, perché ho visto una grande Lazio. Questa è una bellissima squadra, con giocatori di t lento e con un grande allenatore».