IL PUNTO DELLA DOMENICA - DOTTO: "La faccia più penosa è quella di Mourinho" - SCONCERTI: "Un istrione stanco messo su una macchina confusa"
LAROMA24.IT - La Roma sprofonda in casa contro l'Inter che passa per 3-0. Mourinho affronta il passato e, secondo Giancarlo Dotto del "Corriere dello Sport", "lo fa, purtroppo con la sua storia largamente imperfetta, la Roma di questi tempi, una squadra che sembra doversi battere, e a volte nemmeno si batte, contro tutto e tutti, a cominciare dalla propria pochezza e per finire con arbitri, infortuni e cattiva sorte". Mario Sconcerti sul "Corriere della Sera" sposta il focus sul portoghese: "È un Mourinho che ha spostato la vecchia arroganza sulla propria difesa personale, la mette sul trascendente".
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
M. SCONCERTI - CORRIERE DELLA SERA
Sarebbe giusto chiedere a Mourinho se è soddisfatto di questi primi 5 mesi di lavoro a Roma. Ma la sua nuova moda è quella di rifiutare le domande. Parla solo lui, gli altri possono solo prendere appunti. Credo che una parte dei disagi della Roma siano in questi comportamenti cesariani del tecnico che si mette fuori da qualunque mischia tecnica. Dà consigli, spande sentimenti e filosofia di genere come non fosse parte del problema. È un Mourinho che ha spostato la vecchia arroganza sulla propria difesa personale, la mette sul trascendente. Solo pensieri universali, un po’ equivoci e lontani dal campo, che resta la sua competenza, molta teatralità, un istrione stanco messo su una macchina confusa e costretta al minimo. Il solito destino del calcio vuole sia proprio l’Inter a mettere in evidenza il rumore di Mourinho. [...]
G. DOTTO - CORRIERE DELLO SPORT
Il passato che fa a pezzi il presente. Sempre di triplete si tratta, ma diversa la storie e gli umori. Peggio di così. Il già notevole e fantasioso repertorio dell'incubo romanista si aggiorna di un altro capitolo e questa volta la faccia più penosa, nel senso della pena, è quella di José Mourinho, che deve scontare forse oggi a Roma l'aver esultato troppo ieri ovunque. Bisogna immaginare che il funesto presagio formicolasse nella testa di José già dalla vigilia. E spiegarla così la scelta del silenzio, non come una geniale trovata di comunicazione, così l'avremmo certamente raccontata in caso di vittoria. Due José e due facce per un uomo che avrebbe volentieri pagato di suo per cancellare questa partita dal calendario. José incontrava undici anni dopo la sua storia perfetta. Irripetibile per quanto perfetta. Lo fa, purtroppo con la sua storia largamente imperfetta, la Roma di questi tempi, una squadra che sembra doversi battere, e a volte nemmeno si batte, contro tutto e tutti, a cominciare dalla propria pochezza e per finire con arbitri, infortuni e cattiva sorte. Dopo mezz'ora, José è lì cerca una spugna da gettare in campo per scongiurare che l'incubo non diventi troppo grande da smaltire. Cosa passerà in queste ore nella sua testa? Sarà interessante capirlo.
T. CARMELLINI - IL TEMPO
Quattordici minuti di Roma non bastano per fermare l’Interall’Olimpico. La squadra di Mourinho decimata da infortuni e squalifiche (fuori Pellegrini, Abraham, El Shaarawy e Karsdorp), scende bene in campo ma dura poco e le scelte di formazione fatte dal tecnico la condannano: perché se giochi con un 3-5-2 così coperto, se vai sotto poi diventa difficile ribaltare le cose. Ma soprattutto la Roma è poco attenta, una cosa che contro l’Inter campione d’Italia e che viaggia con ritmi scudetto (11 vinte, 4 pareggi e una sola sconfitta fin qui) non ti puoi permettere di fare. Prende un primo gol che nemmeno alla scuola calcio si vede più: perché l’uomo sul palo in caso di corner è tra le basi di questo sport. Poi rimedia l’immancabile sigillo dell’ex (Dzeko almeno ha il buon gusto di non esultare) con un’azione che dimostra proprio quanto detto prima: i nerazzurri fanno, nell’area giallorossa, quello che vogliono. Infine, proprio mentre tenta di rialzare la testa e va vicino alla rete che potrebbe riaprire tutto, viene castigata dal difensore che un minuto prima aveva salvato l’Inter sulla linea: Dumfries, sfuggito a un Vina inguardabile soprattutto in fase difensiva. La ripresa è amministrazione per l’Inter e altra sofferenza per la Roma che non ha cambio offensivi (anche Carles Peres in tribuna) e ha ormai alzato bandiera bianca incassando il secondo ko consecutivo. Ai milanesi va benissimo così visto l’impegno di Champions.
Finisce così, malissimo, per Mourinho (che perde anche Zaniolo e Mancini già in diffida) e per i giallorossi il pomeriggio della nostalgia. Lo Special One che incontra 4214 giorni dopo l’Inter del suo triplete, Dzeko che rivede la Roma per la prima volta da ex e Totti che torna allo stadio: non era mai successo da quando ha smesso con il calcio. Ma lui, il Capitano, nonostante sia piombato all’Olimpico solo per un evento legato a uno sponsor (Digitalbits), viene accolto dall’Olimpico come un eroe. CINQUANTUNOMILA persone anche ieri, una curva che nonostante il risultato ha cantato e incitato per tutta la gara, un segnale forte che i Friedkin non dovranno sottovalutare in vista del mercato [...].