La penna degli Altri 07/08/2020 - 16:51

Stregati dalla lupa. Dan e Ryan conquistano un palcoscenico globale

La parola chiave è “Roma”. Ma anche “la Roma”. O meglio, tutte e due: perché se il club giallorosso non avesse portato il nome della città più antica e famosa al mondo, probabilmente Dan Friedkin, un anno fa, dopo aver sentito il racconto entusiasta del figlio Ryan, non avrebbe chiesto al suo team di dare un’occhiata a una squadra italiana di calcio. Gli americani hanno una storia breve, per questo restano affascinati da quella degli altri. Ma non siamo ai livelli del generale che, entrando nella città liberata, e vedendo il Colosseo, disse “mio dio, cosa abbiamo combinato”. Qui c’è studio, umiltà e sostanza, oltre a una moglie, Debra, appassionata di archeologia. Poche settimane dopo averne parlato con il padre, Ryan era a Roma per studiare la città, passeggiare a Trastevere, fare foto allo stadio e alle vetrine dei Roma store, e poi inviare le immagini sul cellulare del padre. Con lui ha visto, a casa, le partite della squadra. Ma c’è altro: a settembre il figlio di Friedkin, destinato a vivere in Italia, avrebbe incontrato manager, parlato con altre due proprietà americane, quella di Rocco Commisso, , e Paul Singer, Milan, a cui ha chiesto pareri, sondato idee, saldato amicizie. Non sarà la Trilogia del Dollaro di Clint Eastwood, il Bello, il Brutto e il Cattivo, in cui chiaramente il bello è Dan. Niente Colt e carillon, Friedkin rappresenterà una novità: un miliardario fresco, visionario, ambizioso, ma emotivamente stabile. Non sorprendetevi se dovesse mettersi alla guida di uno degli aerei della sua collezione personale, di quelli che nella Seconda guerra mondiale succhiavano pallottole e schegge dai piloti nemici, e dovesse arrivare in Italia, sorvolando le code di auto incolonnate sul raccordo. La parte storiografica servirà a ricordarci che sono le persone eclettiche quelle destinate a cambiare la vita degli altri, e forse del nostro calcio: a 54 anni Friedkin non è solo tra i 500 più ricchi al mondo, con un patrimonio personale di 4,1 miliardi di dollari, ma molte cose ancora. L’erede del più grande gruppo di importazioni di Toyota in Usa, 300 mila auto vendute all’anno, il proprietario della catena di hotel Auberge Resorts Collection in Usa, Europa, Caraibi e isole Fiji, due campi da golf, resort per safari in Tanzania, una casa di produzione, la 30West, una di riprese cinematografiche aeree, la Pursuit Aviation, quote nella Neon, che ha prodotto in Usa il film coreano “Parasite” e, da febbraio, della Altitude Media Group, la casa di produzione di “Moonlight”, “Lady Macbeth” e, sì, “Diego Maradona” di Asif Kapadia.

(La Repubblica)