La penna degli Altri 24/05/2020 - 19:05

Rizzoli: "Arbitri pronti, 'no' al ritiro totale. Basta proteste aggressive"

GASPORT - Al quotidiano sportivo ha rilasciato un'intervista Nicola Rizzoli,  designatore arbitrale della Can A. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:

In base al documento della Lega non ci sarà un ritiro totale per gli arbitri. Comunque vi radunerete, come e quando?
«Fermo restando che aspettiamo anche noi l’incontro del 28 maggio col ministro Spadafora, abbiamo alcune ipotesi. A partire da un raduno di controllo anche medico-clinico per una settimana in una delle nostre sedi (Coverciano o l’Acqua acetosa, la location è ancora da stabilire, ndr ). Si terrà prima della ripresa del campionato. Anche perché in tempi normali, dopo il campionato, fra giugno e inizio luglio facciamo tutte le visite, quindi i certificati sarebbero in scadenza a stagione ripresa. Considerando quanto sarà fitto il calendario sarà l’occasione per farli insieme a tutti i test fisici per vedere il grado di affidabilità degli arbitri. E con i tamponi e i test sierologici che stabilirà il protocollo. Se non fosse possibile per motivi che stabilirà il medico Pizzi faremo gli stessi controlli non in ritiro ma individualmente nelle varie sedi degli arbitri».

Il ritiro totale avrebbe comportato difficoltà?
«L’obiettivo principale della Federazione è quello di garantire il campionato. La squadra arbitrale non può essere paragonata a una squadra di calciatori, anche sul fronte professionistico: pensiamo agli assistenti, tutti lavorano perché non possono permettersi di vivere con lo stipendio da assistenti. Ma questo è il problema relativo. La differenza principale tra le squadre e gli arbitri è che se dovessimo fare per tutti i nostri un ritiro chiuso - cioè con tutti insieme in un unico posto e si va alle partite dopo aver effettuato i tamponi - avremmo nel gruppo circa 100 persone fra arbitri di A e B, assistenti, numero che salirebbe ulteriormente con lo staff tecnico. Di questi ogni giornata 10 gruppi da 6 partirebbero per dieci posti diversi. Partirebbero puliti e sicuri dopo aver fatto il tampone, al rientro il tampone verrebbe fatto una volta rientrati nel gruppo. Se durante il viaggio uno di questi contrae il virus a quel punto devi fermare tutti, questo significa non garantire il campionato. Anche con la Uefa e le varie federazioni con cui abbiamo un panel in cui ci confrontiamo con gli altri designatori una delle prime considerazioni che abbiamo fatto era proprio questa: il ritiro chiuso per gli arbitri, che non viaggiano con charter o treni riservati come i calciatori, avrebbe amplificato il rischio. Quindi isolarli è meglio che assembrarli. Superato questo scoglio il problema più grosso per gli arbitri adesso è come fare i tamponi a ciascuno nella propria sede perché quando ciascuno parte per arbitrare dovrà essere nelle condizioni di aver fatto il tampone. Ma è una cosa che stiamo verificando, abbiamo delle ipotesi, ma anche per questo aspettiamo le decisioni e il protocollo».

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Capitolo proteste: il documento predisposto dalla Lega dice chiaramente che saranno vietate le proteste nei confronti degli arbitri e le distanze di sicurezza.
«Stiamo parlando di correttezza, che dovrebbe già esserci da un punto di vista del rispetto e che prevede che per parlare ci siano solo due persone. L’emergenza legata al virus ci impone la distanza e quindi laddove il capitano verrà a parlare con la giusta distanza e i giusti modi l’arbitro parlerà. Se istintivamente, perché l’istinto e l’adrenalina sono comprensibili, verrà troppo di corsa dimenticando la distanza sarà invitato a mantenersi a un metro e mezzo. Solo se si va oltre il rispetto e la correttezza sarà necessario ammonirlo per comportamento antisportivo. Insomma, è solo un rafforzativo di quello che è un passo culturale da compiere, ma è quello che abbiamo sempre fatto: quando ci sono stati troppi giocatori a protestare dall’arbitro, il direttore di gara non ha parlato, ma ha cercato il capitano chiedendogli di mandare via i compagni per poi parlare».

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Capitolo Var, alla ripresa ci sarà, con postazioni messe in sicurezza e con 3 persone anziché 4 (il quarto, l’operatore che invia le clip alle regie, sarà altrove). Ma se la Var room unica a Coverciano fosse stata pronta non sarebbe stato un vantaggio in una fase come questa?
«Potenzialmente sì e potenzialmente no. Tedeschi e spagnoli, ad esempio, hanno valutato fino all’ultimo la sala unica a rispetto alle varie postazioni negli stadi. E anche lì si è scelto di mantenere le persone separate anziché assembrarle. Ripeto, dobbiamo fare in modo di non aver positivi, perché si complicherebbe tutto. Anche se c’è da dire che per come è progettata la Var Room di Coverciano garantirebbe il distanziamento anti-contagio rispetto ad altre che usano sale uniche, mentre noi come gli spagnoli avremo postazioni separate e chiuse e con ventilazione autonoma».