Le verità del Capitano: «Roma, era meglio morire che lasciarti. Ma tornerò»
IL MESSAGGERO (R. BUFFONI) - Salone d'onore del Coni, alle 14 Totti dà l'annuncio: «Alle 12.41 ho mandato una mail alla Roma con le mie dimissioni. La data è casuale, non ho mai pensato che ci fosse un altro 17 giugno importante nella mia vita. Era meglio morire che staccarmi dalla Roma, ma il mio è un arrivederci. Ai tifosi dico che presidenti, allenatori, giocatori passano, ma le bandiere no». Nei suoi ultimi 90' con la Roma, Francesco dice tutto.
GIOCHI DI RUOLO «Non è stata colpa mia. Non ho avuto mai la possibilità di esprimermi. Loro mi tenevano fuori da tutto. In due anni avrò partecipato a 10 riunioni». Totti racconta la sua verità, il suo sentirsi chiuso all'angolo: «Avevo un contratto di sei anni firmato con Rosella Sensi col ruolo di direttore tecnico, sono entrato in punta di piedi perché era un altro ruolo, una novità». Perciò, racconta l'ex capitano, dopo un primo anno di apprendistato, era arrivato il momento di fare sul serio: «Non sono andato a Londra perché mi hanno avvisato due giorni prima e avevano già preso l'allenatore. È bravissimo e molto preparato, ma se non avessi voluto Fonseca?».
L'ALLENATORE Il nuovo tecnico, tasto dolente: «L'unico che ho chiamato è stato Conte. A Mihajlovic, De Zerbi, Gattuso e Gasperini non ho mai scritto né telefonato». Eppure Pallotta, nella lettera ai tifosi, ha garantito che l'ex numero 10 aveva pesato nelle scelte. «L'unico allenatore che ho preso con Fienga - che voglio ringraziare perché l'unico a dirmi che avrei lavorato con lui se fosse salito al comando - è Ranieri». È Conte l'ultimo rimpianto: «Antonio aveva dato l'ok. Cambiò idea perché non avrebbe voluto fare una rivoluzione». Sarri? Non era farina del suo sacco: «So che era un pallino di Baldini».
BENVENUTI A TRIGORIA Eccolo Franco Baldini, il Grande Rivale. Totti non tira indietro la gamba: «Da quando sono entrati gli americani hanno cercato in tutti i modi di mettere da parte i romani e alla fine ci sono riusciti. Il mio rapporto con Baldini è inesistente. Uno dei due doveva uscire. Troppi galli a cantare, ma quando canti da Trigoria non lo senti mai. L'ultima parola doveva arrivare sempre da Londra. Se ora andasse via non tornerei. Il vaso ormai è rotto». Baldini, consulente personale del mai presente Pallotta. «L'assenza del presidente pesa tantissimo. Il giocatore trova sempre alibi ma se c'è il capo si sta sull'attenti. Quando non c'è, fanno tutti come gli pare». Al Fulvio Bernardini tira una brutta aria: «Io accoltellato dentro Trigoria? Sì. Ci sono persone che non mi volevano e che fanno il male della Roma. Pallotta queste cose non le sa. Si fida di loro». E Baldissoni? «Ha cercato di direzionarmi, non so dove ma mi ha direzionato (ride, ndr). Sotto alcuni punti di vista mi ha aiutato. Non ce l'ho con lui». La Roma è sprofondata a un anno dalla semifinale di Champions. «Sappiamo i problemi del fair play finanziario. Ma bisogna dire la verità ai tifosi. Dissi che saremmo arrivati quarti o quinti e che la Juve avrebbe vinto a febbraio lo scudetto: mi è stato detto che sono un incompetente, che toglievo i sogni ai giocatori...». «Dopo le cessioni - svela Totti -, Di Francesco aveva indicato 4-5 rinforzi. Sapete quanti gliene hanno presi? Zero».
Gelo su Monchi: «Non l'ho più sentito». Lo facesse gli rinfaccerebbe soprattutto Pastore, che non nomina ma l'identikit è preciso: «Mi chiesero un parere su un giocatore, dissi che non era il caso di prenderlo perché aveva avuto tremila infortuni e non si adattava nemmeno dal punto di vista tattico». Parole di platino per Pellegrini. Gelo su Florenzi. «Se li ho sentiti? Florenzi no. A Lorenzo invece ho fatto pure i complimenti per ieri (il gol su rigore alla Spagna, ndr). È un ragazzo forte e speciale, una persona pulita che può far bene alla Roma. È tifoso e qualche romano nella Roma serve sempre, fidatevi. Perché quando si perdono delle partite e magari qualcuno ride, sono cose che fanno girare le palle. La Roma deve stare al primo posto e se hai persone così in campo e dentro Trigoria non si va da nessuna parte».
LUI E DE ROSSI IN CURVA «A settembre avevo detto ad alcuni dirigenti che avrebbero dovuto dire a De Rossi se sarebbe stata o no la sua ultima stagione. Era il capitano e andava rispettato. Ma si è voluto creare lo stesso problema che successe con me». E la famigerata e-mail di Ed Lippie? «Io mi fido al 100% di De Rossi, metto la mano sul fuoco che lui non ha detto e pensato quelle cose». Tanto da prenotare due posti in Curva: «Sono tifoso e andrò ancora allo stadio, magari in Curva Sud. E se non andrà a giocare altrove porterò Daniele con me». Il futuro è ancora un'ipotesi. «Tornerò alla Roma, sicuramente con un'altra proprietà. L'interesse degli emiri? Tutti vorrebbero entrare nella Roma ma io finché non vedo nero su bianco non mi fido». Spunta il nome del presidente del Coni Malagò, tifoso giallorosso candidato presidente: «Lui mi chiamerebbe certamente». Il domani, invece, è da d.t. ma dove? «Valuterò le offerte, ne ho ricevute da squadre italiane di cui una stamattina. Prendo tutto in considerazione. Juve o Napoli? Non esageriamo...». La Nazionale? «Spero Mancini possa portarla sul tetto d'Europa e io che farò l'ambasciatore (di Euro2020, ndr) spero di portargli fortuna». È il momento dei saluti: «Se domani un calciatore mi chiedesse se è il caso di andare alla Roma gli direi che le cose belle sono la città, il mare, la montagna. E i tifosi. Che sono i più belli di tutti»