In The Box 15/03/2023 - 11:50

Ce lo chiede l'Europa

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Cosa unisce , Fonseca e Mourinho? La professione, penserete. Anche se svolta da galassie distanti tra loro. Ma il filo rosso che unisce le esperienze di questi tre allenatori della Roma, è la capacità di fare strada nelle coppe europee contrapposta ai risultati "da comfort zone della mediocrità" (cit.) in Italia, che sia campionato o coppa Italia.

2017-2018, 7 aprile: dopo una imbarazzante sconfitta interna con la , che passa all'Olimpico con Benassi e Simeone, e i suoi ragazzi sono gli autori di una delle serate più esaltanti della storia giallorossa, scrivendo il film in cui viene disintegrato il di . È il 10 aprile. Tre giorni dopo la disfatta in campionato. La Roma arriverà terza, ultima qualificazione in . Cinque anni fa. Da quel momento in Italia si spengono le luci. La stagione successiva la bolla esplode, complice un presidente, , sulla strada del disimpegno totale, in rottura prolungata col suo Direttore sportivo. a ogni domanda rispondeva #askMonchi. Monchi manco rispondeva più, faceva soltanto capire che lui non lo avrebbe mai esonerato. prendeva sberle in Italia, epocale l'uno a sette con la in coppa Italia, mentre in Europa lottava. La Roma era costretta ad alzare bandiera bianca per colpa della dabbenaggine dell'arbitro Çakir. Era il 6 marzo 2019, Porto-Roma tre a uno ai supplementari, ultima di , che verrà esonerato poche ore dopo. A una Roma disastrosa in Italia, viene negato in Europa il visto per i quarti di . La Roma double face prende forma.

Ecco Fonseca. 2019-20, la grande anomalia. Alti e bassi in campionato, poi a inizio marzo, dopo una vittoria a Cagliari, il mondo chiude. Coronavirus, lockdown. Un incubo. Chiude pure il calcio, che riaprirà in versione acquario, senza pubblico, con la Roma che si raddrizza in finale centrando la qualificazione in Europa League, mentre proprio in Europa League saluta agli ottavi malamente, perdendo col Siviglia. Gara secca, a Duisburg. Perché poche ore prima di imbarcarsi sul volo per l'Andalusia, a marzo, le autorità avevano chiuso i cieli. Bisognava restare a casa.

2020-21, il disastro di Coppa Italia con lo Spezia, in casa, sconfitta in campo e a tavolino per sei sostituzioni effettuate, tipo oggi le comiche. In campionato da fine febbraio un incubo, spiegato bene dal capitano Pellegrini a fine stagione: "abbiamo staccato la spina in inverno". Magari avrebbero potuto avere la decenza di avvertire, così i tifosi della Roma non si sarebbero rovinati il fegato assistendo a partite ridicole contro squadre modeste.

In Europa League invece la Roma ancora una volta mostra il lato illuminato della luna. Fino al primo tempo del film di fantascienza che si gira a Old Trafford nella semifinale di andata. Due a uno per la Roma, tre slot di sostituzioni consumate a causa degli infortuni. Il tempo di prendere i popcorn all'intervallo e nella ripresa va in scena un altro film. Dell'orrore. Due a sei. Match di ritorno che diventa inutile, ma comunque va in archivio una Roma semifinalista in Europa, mica male.

Due giorni prima della sfida all'Olimpico, la Roma annuncia Mourinho. E la storia ce la ricordiamo bene. Sesto posto e vittoria della Conference League la prima stagione. Affaccio sui quarti di Europa League e temporaneo quinto posto in quella attuale. La Roma con il portoghese, ma pure con e Fonseca, nelle coppe europee, quando entrano in gioco le partite a eliminazione diretta, ha una marcia diversa, perentoria, cinica, quasi spietata.

Dal 2018, 1 vittoria in Conference, 2 semifinali, in e in Europa League, un quarto di finale di negato da un obbrobrio arbitrale, un attuale quasi quarto di finale di Europa League. In coppa Italia continua a essere un caso umano. Uscendo contro chiunque e spesso in modo patetico. In campionato reitera i limiti di mentalità di un club storicamente perdente. Non a caso Mourinho ne ha parlato dopo la disfatta di Cremona. E molti hanno storto il naso perché fa sempre male sentirsi arrivare in faccia il treno della verità. Quando si parla di Roma molti vorrebbero sentirsi dire soltanto che la Roma è l'impero, l'eccellenza, il non plus ultra. Cazzate ripetute in loop per raccattare like radiofonici o da social.

Questo gruppo ha un DNA difficilmente modificabile, anche se Mourinho ce la sta mettendo tutta e ora avrà bisogno che proprietà e manager lo seguano meticolosamente senza creare ostacoli e ritardi. In Europa, invece, evidentemente la Roma non ha il dovere di pensare troppo, gioca più in scioltezza, e in più ora si sta affidando a uno specialista di certe competizioni. Ecco perché se la Roma passerà il turno con la Sociedad sarà più che lecita la domanda: è più facile tornare in attraverso il campionato, oppure vincendo l'Europa League sapendo che potresti ritrovarti contro, dai quarti di finale in poi, almeno una tra Manchester United, , e Siviglia? Domanda paradossale, perché fino a qualche tempo fa quasi tutti avrebbero optato per la risposta campionato. Ma vista la storia recente della Roma, la sensazione è che la squadra di Mourinho sia molto più da coppa, da dentro o fuori, che da corsa lunga.

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 - @augustociardi75