Il podio
LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Negli ultimi ventidue anni la Roma ha ingaggiato calciatori fortissimi. È un dato di fatto. Ha vinto poco, si è piazzata quasi sempre, ma di sicuro ha avuto in rosa calciatori fortissimi. Molti però sono diventati tali nella Roma, brava a intuirne le doti. Se pensiamo agli ultimi undici anni, dal post Sensi, la Roma ha scovato, anticipato i tempi e messo in rosa gente che poi ha fatto le fortune di grandi squadre europee, che ha vinto Champions League e mondiali. E sfiorato palloni d'oro. Non sempre, per contingenze, ha potuto comprare calciatori di caratura internazionale già affermati.
Era l'estate del 2000. Vigilia di una stagione indimenticabile. Batistuta l'arma letale per vincere lo scudetto. Nei ventidue anni successivi soltanto Dybala, per peso specifico, ha fatto sentire il fiato sul collo al connazionale nella corsa al colpo più eclatante. Quell'estate arrivarono pure Emerson e Samuel. Il primo era un centrocampista completo e moderno, stella del Leverkusen, antidivo alla Kante, fondamentale nelle squadre quasi quanto il francese del Chelsea. Un colpo micidiale. Samuel era il predestinato, prenotato da un anno, in un'epoca in cui non c'era ancora la possibilità di vedere su mille dispositivi il calcio internazionale come oggi, ci si fidava delle referenze di chi scommetteva a occhi chiusi su uno dei difensori centrali più forti dell'ultimo quarto di secolo. Batistuta più Emerson più Samuel. La migliore campagna rafforzamento della Roma degli ultimi tre decenni.
Poi si arriva ai giorni d'oggi. Dybala più Matic più quasi sicuramente Wijnaldum, più un gustoso contorno che già ha portato in tavola Celik. Ma come? E Chivu e Mexes? Juan e Dzeko? Pizarro? Salah, Marquinhos, Cassano, tanto per citarne qualcuno? Situazioni diverse. Parliamo di calciatori affermati, gente di peso già al momento della firma. E non calciatori interessanti e di prospettiva che diventeranno fenomeni, o campioni che però non erano accompagnati da altrettanti neo compagni di livello. Cassano fu un colpo clamoroso, perché nel 2001 era il talento migliore del calcio italiano, e perché la Roma per prenderlo entrò in competizione con Juventus e Inter. Chivu fu un'ottima risposta agli acquisti sfumati di un'estate bollente. Ma era molto giovane. Come Mexes, che costò una sanzione Uefa, arrivato nel 2004 con le stesse credenziali. Talento più fulgido dell'Auxerre di Roux assieme a Kapo, che poi giocherà nella Juventus. Ma Mexes non era ancora affermato. Juan aveva un marchio di fabbrica, come Emerson e Paulo Sergio veniva dal Leverkusen, di cui era una colonna della difesa da cinque anni. Un campione di ventotto anni che però arrivò in un 'estate poco sfavillante, fatta di Cicinho, Barusso e Mauro Esposito. Ossia, il campione eccezione in una campagna di rafforzamento zoppicante.
Un anno dopo, due per uno. Salta Mutu, stella della Serie A, arrivano Baptista, un ibrido che ondeggiava fra la categoria dei big e quella del mistero, e Menez, all'epoca talento giovane della Francia che oggi si cataloga fra gli splendidi incompiuti. Arriviamo all'era americana. Come detto. Grandi campioni ma, per politica e fiuto, di Sabatini, quando la Roma li prese erano quasi tutti da scoprire. Il 2011, l'anno primo dopo il cambio di proprietà, Bojan, Lamela e Pjanjc, giovani che sembrava avessero il futuro da star scritto. Bojan lasciò a Barcellona un'abbozzo di carriera che non è mai decollata. Lamela ha fatto i conti con la sfortuna, Pjanic ce l'ha fatta. Una campagna acquisti piena di calciatori ma senza campioni affermati. Non lo erano ancora Marquinhos, preso l'anno dopo. Nel 2013 ecco Maicon, stella stagionata, ma soprattutto Strootman, lui sì, per chi seguiva il calcio internazionale, colpo gigantesco. Solo il fato lo vinse. Benatia fu campione nella Roma, stagione mai più ripetuta.
Quell'estate la Roma fece parlare di sé, ma non come nel 2000. Non come nel 2022. Il 2015 è da podio. Szczesny dall'Arsenal, il rampante Rudiger dallo Stoccarda, il golden boy Salah dal Chelsea passando per la Fiorentina ma soprattutto il campione affermato Dzeko, dal City. Lui sì, della categoria big che vengono alla Roma. Per clamore, subito dopo Batistuta e Dybala. Rudiger e Salah ancora oggi dimostrano di che pasta siano fatti e che capolavoro di campagna acquisti fece Sabatini quell'estate. Che un anno dopo prende Alisson. Poi nel 2018 arriva Zaniolo. Alisson come Zaniolo, giovani in rampa di lancio. Giorni d'oggi, lampi alla Mkhitaryan e Smalling e investimenti da big per Abraham. Ma questa è l'estate che lascia il segno. Pronti via e arriva Matic. Mentre c'era chi farnetica su Ronaldo si pianificava il colpo magnifico Dybala. E subito dopo decolla la trattativa Wijnaldum. Il 2022 quasi come il 2000, il 2022 più del 2015. Il podio delle estati magnifiche. La grande gioia del 2000-01. La bestemmia calcistica 2015-16 perché quella Roma là non vinse nulla. La sensazione che la 2022-23 possa lasciare il segno. Grazie anche ai campioni arrivati e che stanno arrivando. Tutti insieme. Cosa rara.
In the box - @augustociardi75