In The Box 14/10/2021 - 15:14

Deliri e responsabilità

LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Attesa, apprensione, timore, scaramanzia, mani davanti agli occhi a ogni contrasto di gioco. La modalità in cui il tifoso di calcio guarda le partite delle nazionali è standardizzato. La paura di assistere live all'infortunio di un calciatore della propria squadra è sempre dietro l'angolo. I tifosi della Roma sono docenti della materia. Da Zaniolo ad Abraham, oramai il fattore sorpresa scatta quando tornano a Trigoria tutti sani e salvi. Democrazia dei forfait, o più romanamente "a chi tocca 'n se ' ngrugna". Gli infortuni e gli affanni nel calcio a mille all'ora non risparmiano nessuno.

Sabato c'è Lazio-, per la reunion di Inzaghi con la sua ex squadra sono in bilico i sudamericani, c'è in bilico il più forte di tutti, Lautaro Martinez. Perché dalle Americhe, nei giorni di Cristoforo Colombo, si rientra a poche ore dalle partite. Dalla scaletta dell'aereo al campo, ciò che si presagiva per la a , un mese fa, ciò che bianconeri e Roma vivranno sulla propria pelle domenica sera. Alex Sandro, Danilo, Bentancur, più Cuadrado e McKennie, mezza squadra. Più Rabiot positivo al Covid (auguri), più Dybala acciaccato e Morata out.

La Roma risponde col brivido. Viña torna a braccetto con Bentancur, come dopo l'ultima pausa, giusto il tempo di cambiarsi e partire per Torino. Ma non poteva mancare il colpo di teatro Abraham, perché nelle ore antecedenti il ritorno a Roma la città è impazzita, tra fake news e sospiri di sollievo, si lavora nella speranza di renderlo disponibile domenica sera. Qualora fosse, non al meglio. Poi c'è il Milan, che ha già perso Theo per Covid (auguri pure a lui), Maignan e preso Mirante (in questo caso auguri al Milan), e Calabria, che segue .

La Serie A si adegua all'immobilismo disperato e ragionato dei club. Dai tempi di Gigi Riva si battono i pugni sui tavoli delle redazioni dei giornali per avere qualche titolo in prima pagina, ma non si fa nulla di concreto per imporre la rielaborazione di calendari deliranti. Sempre più partite, sempre meno allenamenti. Perché nessuno alza la voce? Perché in fondo avere calciatori in nazionale accresce il valore del cartellino. Perché in fondo essere un calciatore della nazionale accresce il potere di negoziazione quando si tratta l'ingaggio. Perché se aspettiamo che si redimano spontaneamente Fifa e Uefa, non abbiamo capito nulla.

L'ultima follia di Infantino? "Superbowl e Wimbledon si giocano ogni anno, perché non si dovrebbero fare i Mondiali ogni due?". Roba da far rimpiangere Blatter. Non merita risposta, magari meriterebbe domande più incalzanti di organi di stampa nazionali e internazionali che davanti ai presidenti delle federazioni cedono il megafono per la propaganda più insensata. Ci sta prendendo gusto pure Wenger, l'ottimizzatore della Fifa, che parla come un burocrate a cui chiedi spiegazioni pensando di subire un'ingiustizia e lui ti risponde "non so che dirle, le cose stanno come ho detto io, si adegui", che perora il mondiale biennale e annuncia novità sul fuorigioco, senza svelarle.

Il calcio della gente? No, della Fifa, dell'Uefa, al limite il calcio a misura di Qatar e sponsor. Nel nome dei soldi. Con buona pace di chi a inizio settimana ha fatto i conti con San Marino-Andorra, zero a tre, coi padroni di casa che hanno subito trentadue gol in otto partite facendone uno solo, e l'Andorra che ha sei punti in classifica. Perché ha vinto andata e ritorno con San Marino. Il calcio è di tutti? No. A tutti concede briciole. Al potere c'è un'oligarchia bulimica, che sta distruggendo il giocattolo.

In the box - @augustociardi