Approfondimenti 20/09/2021 - 13:45

Post Match - Perché la Roma ha subìto 3 gol a Verona?

LAROMA24.IT (Mirko Bussi) - Tolto il ritorno col Trabzonspor e la trasferta di Salerno, la Roma aveva sempre subìto gol. Dai turchi all'andata fino al CSKA Sofia giovedì scorso. Anche e aveva punto forse anche oltre il (solo) gol raggiunto. Ieri, invece, ne sono piovuti tre in meno di un quarto d'ora: le reti di Barak, Caprari e Faraoni, infatti, si racchiudono nei 14 minuti che passano tra il 49' e il 63', tra i quali trova posto anche il passeggero 2-2 romanista. Mentre tutti s'abbracciavano commossi tra l'emozionante finale con il e gonfiavano il petto nel 5-1 al CSKA Sofia, c'era solo Mourinho a tentare di rimettere alla giusta luce le ultime prestazioni. Si pensava fosse un'altra arguta strategia comunicativa dell'allenatore che, forse, stavolta, diceva solo ciò che vedeva.

Il ritorno all'antico del Verona, che ha rimesso i codici di Juric sfruttando il bonus emotivo che dona il cambio d'allenatore, ha tolto il velo alle incertezze difensive della Roma. Alcune di lunga data, come la coralità nelle pressioni che, di certo, era migliorata anche per il volume energetico di Abraham, rispetto a , che complicava le prime costruzioni avversarie.

Ci si è messa poi la doppia ampiezza ricercata dal Verona a far tremare il terreno sul quale Mourinho sta cercando di erigere il proprio castello difensivo. Come si vede per l'1-1, l'incastro di Ilic nel terzetto di costruzione porta Ceccherini, di partenza centrale di sinistra, a raddoppiare l'ampiezza già garantita da Lazovic. Appena la palla si scopre per le tempistiche non proprio sincronizzate delle uscite romanista, Caprari si getta nella profondità apertasi tra centrale e terzino di parte romanista. In campo aperto, poi, Cristante, chiamato ad assorbirne l'inserimento, mostra il suo lato peggiore.

Una trama che torna nel 3-2, stavolta sul lato opposto dove, paradossalmente, Calafiori ha avuto ancor più difficoltà di Karsdorp a misurare le distanze e le conseguenti scelte difensive. Dopo aver attirato la Roma sull'esterno, appena la palla si scopre per poter giocare verticalmente, la traccia veronese va a pizzicare la zona profonda tra centrale e terzino di sinistra stavolta. In quest'occasione è Ibanez a traslocare esternamente, seguendo il movimento di Simeone, con Cristante che, da istruzioni generali, ricompone il pacchetto centrale abbassandosi in area. La scelta, però, non è aderente alla situazione del momento, lasciando un'ampia stanza a Faraoni per preparare e concludere dal limite dell'area.

L'ampiezza ridondante del Verona si trova anche nel 2-1, quando Mancini e Karsdorp vengono pescati in posizioni invertite. Qui c'è una mancata interpretazione collettiva, con Cristante e Veretout, più del terzino olandese impegnato a riempire il centro, non percepiscono l'inferiorità numerica (2 contro 1) a cui è sottoposto Mancini. La lacuna generale si riversa poi sul difensore romanista che accentua la postura verso l'esterno per prepararsi a gestire la sovrapposizione, finendo però per dare le spalle a Caprari quando questo ha apparecchiato il tiro.

"Tempo", appunto. Il più ambito oggetto per tutti i lavoratori, allenatori compresi. Quello ribadito a più riprese da Mourinho. Necessario non solo a modificare geneticamente la Roma ma anche a lavorarla tatticamente.